Calendario Avvento 2023

    Calendario dell’ Avvento  2023

                              1 DICEMBRE

Free Woman Face photo and picture

Il mondo corre a perdifiato ed io lo rincorro cercando di tenermi al passo,  temendo di rimanere indietro, di perdermi qualcosa. Oggi però ho deciso di di fare una pausa, di fermarmi ad osservare, o meglio, ad ascoltare. Ho chiuso gli occhi e sono rimasta in ascolto. Ho sentito tutti quei suoni e quei rumori che di solito mi sfuggono, perché ogni giorno sono impegnata a fare altro, ma che fanno parte della mia quotidianità. Quei suoni e quei rumori compongono la melodia delle mie giornate. Una melodia a me quasi del tutto ignota, poiché non mi fermo mai ad ascoltarla. È come se ogni giorno, dal mattino appena sveglia a l momento in cui spengo la luce per andare a dormire, mi tappassi le orecchie di proposito per non perdere il ritmo del trantran giornaliero, poiché le giornate devono filare lisce come l’olio senza intoppi, senza perdite di tempo, senza tempi morti, persi o sprecati. Ma chi l’ha detto poi che le mie giornate debbano essere così? Me l’ha forse ordinato qualcuno? Eppure è quello che tutti fanno e allora penso di doverlo fare anch’io. Mi tappo le orecchie per non distrarmi dalle incombenze quotidiane e corro, corro, corro fino a sera. Invece no, oggi per prima cosa appena sveglia, ho chiuso di nuovo gli occhi e sono rimasta in ascolto. Ho scoperto così un nuovo mondo e mentre ascoltavo ad occhi chiusi la melodia della mia giornata, un raggio di sole si è posato sul mio volto. Quel raggio mi sarebbe di sicuro sfuggito se non mi fossi fermata ad ascoltare.

2 DICEMBRE

Free Snow House photo and picture

Alla fine dell’estate, mentre le giornate si accorciavano e si facevano più fresche, non aveva trovato il coraggio di abbandonare quel paesaggio incantato, quelle colline verdi e quei pini odorosi che allietavano le sue giornate, e quella casetta solitaria a cui era tanto affezionato perché era lì che aveva trascorso i momenti più felici della sua giovinezza, le vacanze più indimenticabili. No, quell’estate, mentre tutti facevano ritorno in fondo valle, lui non aveva avuto il coraggio di seguire quel flusso, di rifare le valigie per tornare in città dove lo aspettava un lungo inverno grigio e monotono e una folla di gente a lui indifferente. I giorni passavano, la natura si tingeva di rosso, giallo e ocra e e intanto lui continuava a rimandare il suo ritorno. Ogni giorno c’era qualcosa da fare, qualcosa che gli impediva di andarsene, la raccolta delle pannocchie di mais che aveva visto dorare al sole tutta l’estate, i cestini da riempire di mele e pere che cadevano in abbondanza nel giardino, le passeggiate nei boschi alla ricerca di funghi e castagne, le conserve dolci e salate da preparare in un grosso pentolone in cucina. E nelle giornate fredde e piovose, quando anche le mucche si ritiravano nelle stalle, coglieva infine l’occasione di starsene al caldo a leggere davanti al camino acceso. No, la città non gli mancava affatto. Quando si svegliò quella mattina, il sole brillava e  un manto nevoso aveva ricoperto i prati, le montagne e i boschi circostanti. Regnava una gran pace e lui rimase lì ad assaporarla nella casetta imbiancata. Quell’inverno non sarebbe tornato in città.

3 DICEMBRE

Free Chrysanthemum Flower Wallpaper photo and picture

Ogni mattina andando al lavoro, passava davanti alla vetrina di un piccolo fioraio all’angolo della strada e sbirciava dentro incuriosita, attratta dai mille colori, dalle infinite composizioni floreali e dalla quantità di piante che riuscivano a convivere in uno spazio così ristretto. Pensava sempre che un giorno sarebbe entrata ad ammirare da più vicino e magari si sarebbe offerta una pianta o un mazzo di fiori. In realtà, sognava di poterci lavorare in quell’antro magico, circondata tutto il giorno da arbusti e boccioli silenziosi, anziché da colleghi burberi, odorando il profumo di rose e gelsomini anziché l’odore tossico dello spray per l’ambiente che veniva spruzzato in abbondanza nei corridoi dell’ufficio,  accarezzando le foglie vellutate e prendendosi cura di loro. Amava regalare piante e fiori ad ogni occasione ma non sopportava l’idea che avessero una vita così breve e che potessero un giorno appassire. Finalmente, un sabato mattina  era entrata nel negozio alla ricerca di una pianta o un di mazzo di fiori da offrire. La fiorista, una donna minuta dai tratti asiatici, l’aveva accolta con un sorriso, come se l’avesse riconosciuta. Forse l’aveva vista sbirciare la vetrina ogni volta che passava di lì. La fiorista stava disponendo un mazzo di crisantemi dai colori più svariati in un grande vaso di vetro. Lei rimase ad osservarla affascinata dalla bellezza di quei colori e dalla grazia suoi gesti. “È una pianta perenne, signora, ma a seconda del colore può avere un significato diverso.” Poi le spiegò che quelli bianchi ad esempio in Giappone simboleggiavano le avversità, mentre quelli gialli erano il simbolo dell’impero sol levante, ma anche dell’amore dimenticato. Il crisantemo rosso invece era un messaggio d’amore. Comprò un mazzo di crisantemi rossi e li regalò alla fiorista che grazie al suo immenso amore per le piante allietava le sue mattine.

4 DICEMBRE

Free Camera Book photo and picture

La mattina era uno dei rituali che più amava quando era in albergo, trovare i giornali davanti alla porta della stanza  e rimanere a letto a leggerli sorseggiando una tazza di caffè. Le capitava sempre più spesso di partire in tournée per qualche concerto in giro per il mondo, ma di solito la mattina non c’era tempo per restare sotto le coperte a gustarsi il calore delle lenzuola, perché si svegliava giusto in tempo per infilarsi qualcosa addosso in tutta fretta e precipitarsi alle prove. Ma il giorno dopo il concerto,  quando finalmente era in vacanza, ne approfittava per restarsene un po’ più a lungo a letto in compagnia di un’ampia scelta di giornali internazionali. Si alzò per scostare le tende e poter ammirare lo spettacolo dei grattacieli e di Central Park innevato. Questo era un rituale che certo non aveva il lusso di potersi permettere quando era a casa, con le bambine che venivano a svegliarla di mattina presto per farsi preparare la colazione. Per di più da alcuni giorni si era scatenata una bufera di neve che aveva sepolto interi quartieri  e reso  complicato qualsiasi spostamento. Chissà, forse non avrebbe neanche potuto prendere il volo del giorno seguente per tornare a casa. Non le sarebbe dispiaciuto prolungare quel soggiorno di qualche giorno, magari una settimana, forse anche un mese. Immaginò un titolo di cronaca sul giornale: “Bloccata dalla neve, musicista italiana partita in tournée, decide di realizzare il sogno della sua vita, vivere a New York vivendo della sua musica, e non torna più a casa.”

 

5 DICEMBRE

Traditional Italian Christmas cake Panettone with festive decorations - Royaltyfri Panettone Bildbanksbilder

Mancavano pochi giorni al Natale. Per le strade di Milano si respirava una certa eccitazione per l’arrivo delle festività attese da tutti con trepidazione. Quel pomeriggio di pioggia ci eravamo date appuntamento al Caffè della Scala, dove un tempo i musicisti e gli artisti avevano l’abitudine di ritrovarsi prima e dopo. Alle cinque del pomeriggio era già buio e per le strade di Milano la luce dei lampioni si rifletteva sulle lastre di pietra e porfido del pavé bagnate dalla pioggia incessante. Aveva piovuto tutto il giorno, ma questo non mi aveva impedito di andare in giro per negozi, librerie e mostre. Le suole delle scarpe erano umide e avevo le punte dei piedi completamente inzuppate. Entrai nella sala maestosa e raffinata del caffè dove avevo dato appuntamento alla mia amica Chiara per una merenda. MI guardai intorno, il locale era pieno, ma non mi sembrò di riconoscere nessuno. Ancora una volta mi sentii un’estranea nella mia stessa città. Un tempo avrei di sicuro incontrato qualche conoscente, ma ormai da quando mi ero trasferita all’estero avevo perso i molti dei miei contatti. Chiara mi fece segno da lontano. In mezzo al tavolino rotondo troneggiava un vassoio con un’ampia selezione di biscotti, cioccolatini e pasticcini alla crema e alla frutta. Devi scusarmi, ma avevo una gran fame e nella tua attesa, ho ordinato qualche pasticcino! Chiara cercò di scusarsi mentre divorava un cremino e con lo sguardo scrutava il vassoio per decidere quale sarebbe stata la prossima leccornia da assaggiare. Ma immaginavo che anche tu avessi fame.  Io non potevo che rallegrarmi di fronte a tale piacevole visione. In effetti è impossibile accontentarsi di una semplice bevanda calda in questo antro del piacere. Ammisi mentre nell’attesa del mio tè, assaggiavo un bignè farcito di crema al cioccolato, glassato in superficie. Chiusi gli occhi per assaporare meglio quella prelibatezza cremosa il cui gusto faceva rinascere in me piacevoli ricordi di merende in giardino di domenica a casa dei miei. Ma le trovi anche in America queste leccornie? Confermai che in effetti in America non sapevano fare i dolci allo stesso modo e che non c’era la stessa varietà. Mentre continuavamo ad assaggiare una pasta dietro l’altra, ci davamo alle confidenze. Purtroppo sul vassoio ben resto non rimase più alcuna traccia di pasticcino, ma solo qualche misera briciola, ricordo di quel dolce incontro tra vecchie amiche, ultima testimonianza di quel nostro tentativo di ricucire i fili di un’amicizia che la distanza rendeva spesso difficile. Era giunto il momento di lasciare quel luogo incantato  e di porre fine a quegli intimi dialoghi per rituffarsi nelle strade affollate milanesi. Prima di andar via però comprai un paio di panettoni, noti per essere i migliori della città. Me li sarei portata a New York per gustarli al mio ritorno nei momenti di nostalgia.

(Tratto e riadattato da Fuga in arpa, Leila Brioschi)

6 DICEMBRE

Free Tea Warm photo and picture

“No, il giovedì non posso, mi dispiace, ho la cerimonia del tè.” Era l’appuntamento della settimana a cui teneva di più e per nulla al mondo se lo sarebbe perso, soprattutto se era per rimanere chiusa in ufficio ad assistere a una noiosissima riunione di lavoro. Ogni giovedì pomeriggio il tempo si fermava per un paio d’ore. Era l’ora del circolo di lettura e del rituale del tè. Mentre leggevano e discutevano le pagine del libro che avevano selezionato, degustavano una varietà di tè proveniente da varie parti del mondo, dalla Cina, al Giappone, all’Inghilterra, all’India, alla Turchia al Marocco. Ad ogni tipo di tè veniva abbinata una lettura del paese in questione. Quel giovedì ci sarebbe stata la cerimonia del  tè in Giappone, chiamato anche “Chanoyu” o “Chado”. Il tè che era stato scelto era una miscela profumata composto da foglie di tè verde, petali di fiordaliso, girasole, scorza di limone e arancia, cardamomo, zenzero e fiori d’arancio. Ci volevano otto foglie di tè per 50 cl d’acqua filtrata, riscaldata a 75 gradi e lasciata in infusione per tre minuti. Mentre ognuno degustava il tè, che era stato servito in tazze di porcellana decorate, si diffondeva nella sala una grande tranquillità che si prestava perfettamente alla  lettura e all’ascolto. Vennero letti alcuni tanka della poetessa Akiko Yosano, la più antica forma di poesia giapponese. Un verso, un sorso di tè, un altro verso, un altro sorso di tè…SILENZIO!

7 DICEMBRE

Free Bridge Cello photo and picture

Prima di ripartire, ritornava sempre nei luoghi a lei più cari e a cui pensava più spesso quando era lontana da Milano. Tra questi, oltre alla Scala ovviamente, c’era il Conservatorio che durante le festività, con la chiusura delle scuole e la fine della stagione concertistica, si svuotava dei suoi studenti e degli spettatori assumendo un’aria quasi mistica di luogo sacro come lo era stato un tempo quando era il convento della Chiesa di Santa Maria della Passione. In questa pace assoluta, lungo i portici si sentivano risuonare solo i suoi passi sul pavimento di pietra. Sapeva che Paolo, il suo vecchio insegnante di arpa, era nel suo studio dove si rinchiudeva per ore a suonare e a comporre musica indisturbato. Sebbene non ci fossero più studenti, lui era sempre lì al suo posto e forse non sarebbe neanche andato in vacanza a Natale, ma avrebbe approfittato della pace e del silenzio di cui godeva il Conservatorio in quelle settimane di ferie per rimanere in quella che considerava un po’ come la sua seconda casa. Era in quei momenti di solitudine che poteva finalmente dedicarsi alla composizione musicale, così non osò disturbalo. Entrò invece nella Sala Verdi, dove in passato aveva assistito a innumerevoli concerti e  dove lei stessa si era esibita più volte. Lì erano esposti anche gli strumenti ad arco della Collezione storica del Conservatorio. Si sedette in platea ad ammirare la sala, ripensando a tutta la strada che aveva percorso dagli anni in cui era una studentessa al Conservatorio. Adesso era una musicista reputata a livello internazionale. Eppure era lì tra quelle mura, accanto a quegli strumenti, che più si sentiva a casa. Ma domani sarebbe ripartita e chissà quanti altri palcoscenici avrebbe conosciuto prima di poter fare ritorno a casa.

(Tratto e riadattato da Fuga in arpa, Leila Brioschi)

8 DICEMBRE

Free Sheet Music Christmas photo and picture

Provare all’infinito era quello che facevo prima di ogni concerto per vincere il panico da palcoscenico, ma questa volta era come se, attraverso quelle elegie, dovessimo compiere una missione e sentissimo il dovere di trasmettere un messaggio di speranza e di libertà, sapendo che tirava aria di discordia e di conflitti non solo in Italia, ma in tutta Europa. E l’elegia che s’ispirava ai componimenti poetici definiti dai greci elegiaci, si prestava perfettamente all’atmosfera nostalgica di quelle ore, grazie al suo carattere malinconico e sentimentale. Il pubblico sembrava profondamente commosso e l’ovazione finale ci dimostrò ancora una volta l’influenza benefica della musica, confermandoci che eravamo riusciti nella nostra missione salvatrice, ossia quella di far dimenticare al pubblico, almeno per la durata del concerto, il mondo esterno e tutte le sue mostruosità. Dopo il concerto, amici e parenti vennero a bussare alla porta del camerino per complimentarsi con le braccia cariche di mazzi di rose, bottiglie di spumante e panettoni in scatole decorate da nastri colorati e addobbi natalizi. Nello spazio ristretto del mio camerino, dedicato solitamente al raccoglimento prima e dopo lo spettacolo, non c’era spazio quella sera per l’introspezione, ma si respirava piuttosto un’aria di festeggiamenti e di vittoria. Pur essendo una festa improvvisata, sembrava che tutto fosse stato pianificato nei minimi dettagli. C’era chi si occupava di stappare le bottiglie di spumante, precedentemente messe in fresco, chi distribuiva piatti di carta su cui troneggiavano abbondanti fette di panettone e chi semplicemente partecipava a quel piacevole convivio brindando e scambiando commenti sulla serata, mentre i corridoi del conservatorio si erano ormai svuotati degli ultimi spettatori e fuori per strada cadevano i primi fiocchi di neve. Così celebrammo la vigilia di  Natale dietro le quinte, tra vecchi amici musicisti, felici e spensierati. Un Natale che si annunciava cupo e doloroso, ma che eravamo riusciti a salvaguardare grazie alla musica, un’arma infallibile che neanche il regime più estremo avrebbe potuto vincere. Forse era una vittoria di poche ore, ma ci aveva riportato il sorriso e la forza battagliera della resistenza.

(Tratto e riadattato da Fuga in arpa, Leila Brioschi)

9 DICEMBRE

Robin in the Snow robin bird stock pictures, royalty-free photos & images

È tempo di camini accesi, guanti di lana e zuppe calde. Ce l’ha annunciato stamattina un pettirosso. Col suo piumaggio marrone e il petto color ruggine è arrivato in volo dai boschi di conifere fino in città e si è posato in giardino davanti alla nostra finestra. È rimasto lì davanti tutta la mattina, appeso a un ramo di agrifoglio. È venuto ad annunciarci l’arrivo del gran freddo cinguettando la sua ode di speranza e ottimismo. Col suo canto melodioso sembrava voler rincuorarci e spronarci a resistere alle avversità dell’inverno. L’uccello canoro è giunto in città per cercare riparo in qualche parco o giardino dove passerà il resto dell’inverno in attesa del ritorno della primavera quando potrà librarsi in volo verso i suoi amati boschi. La ricca stagione delle appetitose bacche, è ormai finita, e anche i molluschi  e i lombrichi si fanno rari, ma cercando meglio nei parchi e nei giardini urbani troverà di che saziarsi. Non sembrava aver paura di noi, ma si mostrava spavaldo. Saltellava muovendo ali e coda, come in una danza, per mostrarci di voler fare amicizia. Quest’inverno ha scelto il nostro giardino per fare il suo nido ed io ho scelto lui come musa.

10 DICEMBRE

Free Doll Figure Wooden Figure photo and picture

La prima nevicata. È ora di tirare fuori gli sci e di tracciare le prime scie nella neve. Il piacere di  affondare gli sci nella soffice superficie che brilla al sole non la provavo dall’inverno scorso. Ha infine inizio la stagione delle sciate in montagna all’aria aperta ad esplorare le valli innevate. L’aria è fresca e profuma di aghi di pino. I boschi di confinere rilasciano nell’aria le essenze profumate di pini e abeti che hanno un’azione balsamica sulla mia pelle. Dopo una lunga passeggiata o una sciata  mi sento rigenerata come se riemergessi da un bagno di sali. Mi tuffo nel silenzio del bosco, fuori dai tracciati turistici e creo la mia pista ammirando la natura addormentata sotto il manto niveo. Intorno a me, risuona il fruscio dei ruscelli e il canto degli uccelli. Sopra di me, un lenzuolo azzurro cristallino. Gli sci scivolano senza sforzo nella neve e per chilometri ripeto concentrata lo stesso movimento lento e cadenzato che mi aiuta a ricacciare i pensieri più bui e a sotterrare le preoccupazioni. La città non esiste più, la vita è una fiaba ed io sono un folletto che abita nei boschi. Fra poco raggiungerò una baita dove mi aspetta una cioccolata calda davanti al camino accesso e una lunga chicchierata col padrone che non vedo dall’inverno scorso. Il nostro lungo abbraccio annulla come per incanto tutti quei mesi di lontananza.

11 DICEMBRE

Free Animals Icelandic Horses photo and picture

L’inverno sarebbe stato lungo e gelido, i ghiacci avrebbero ricoperto gran parte della superficie, rendendo impraticabili le strade. Ma l’inverno era anche la stagione in cui la sua terra offriva i paesaggi più incantati, con le cascate congelate, le grotte di ghiaccio dalle sfumature blu, le aurore boreali, i bagni nelle sorgenti di acqua calda. A volte, in mezzo alle distenze infinite di neve e di ghiaccio era possibile avvistare un folletto anche se questi erano particolarmente sfuggenti all’occhio umano essendo in grado di volare e di rendersi invisibili. Sebbene la maggiorparte degli stranieri in visita pensassero che fossero solo figure leggendarie, gli abitanti dell’isola dichiaravano di averli visti e di averli sentiti cantare a tal punto che in alcune parti dell’isola era vietata la costruzione edilizia per via della loro presenza. Nei giorni di bufera però era meglio non avventurarsi troppo per le strade di campagna. In quei giorni, la solitudine si faceva sentire ancora di più e Óttar cercava la consolazione nei libri, nella musica, nelle poesie. Quando poi la bufera si calmava, poteva finalmente uscire a passeggiare e a cantare per i sentieri. Per fortuna poi a fargli compagnia c’erano sempre i suoi amati cavalli. Usciva presto alle prime luci del mattino per andare a trovarli. Immaginava spesso di poter essere uno di loro. I cavalli islandesi erano forti, logevi e amichevoli. Loro non temevano le bufere. Le dure prove delle eruzioni vulcaniche e dei rigidi inverni li avevano resi invincibili. Erano liberi di spaziare nella vastità infinita de paesaggi lunari dell’isola senza dover temere alcun pericolo. Ómar accarezzava a lungo il loro manto soffice per poi salire in groppa di uno di loro, il suo preferito, color sauro e dalla folta criniera dorata, e galoppava libero a perdifiato lasciandosi condurre fiducioso. Con loro non aveva più paura del buio, della solitudine, del lungo inverno, era uno di loro.

12 DICEMBRE

Free Flatiron Architecture photo and picture

L’intimate Gallery fondata da Alfred Stieglitz era la galleria d’arte contemporanea più avanguardista di New York. Sulla locandina attaccata davanti all’ingresso della galleria lessero il titolo della mostra, “My New York – Georgia O’Keeffe”. Il proprietario della galleria li accolse con un Welcome sonoro, scrutandoli da dietro la montatura rotonda degli occhiali di metallo, mentre con l’indice destro si pettinava i baffi in modo che fossero sempre impeccabili alla venuta di ogni cliente. Alle pareti della galleria pendavano  i quadri realizzati negli ultimi anni dalla pittrice a New York. Lesse sul muro i titoli dei primi quadri esposti, The Shelton with Sunspots (1926) e Radiator Building – Night, New York (1927) che mostravano lo sfavillio dei grattacieli di notte e le loro infinite luci accese che si trasformavano in pinnancoli luminosi. Ma c’erano anche alcune tele realizzate di giorno con una luce intensa e una distesa di cielo blu, come East River from the 30th Story of Shelton Hotel (1928) con le ciminiere delle fabbriche e il fumo che ne fuoriusciva e che diffondendosi nel cielo si confondevano con i raggi del sole. Si accorse che il punto di vista era spesso la camera d’albergo al trentesimo piano in cui viveva la pittrice, che le offriva ampie vedute su Manhattan e sulla sua architettura svettante. Poi incuriosita da quest’artista, sfogliò il catalogo che era  disposizione su un tavolino, e lesse una frase dell’artista:

“Non avevo mai abitato a un piano così alto, ero talmente entusiasta che ho deciso che avrei dipinto New York. Chiaramente, mi dissero che era impossibile.”

E invece l’aveva fatto, pensò, incurante di ciò che pensavano gli artisti uomini che dominavano la scena avanguardista di New York! Il modello d’intraprendenza di quella donna artista che non conosceva cominciava già a piacerle. Poi pensò alla sua camera d’albergo al sedicesimo piano e all’effetto che le aveva fatto la prima volta entrandoci, quando si era messa a suonare di fronte a quelle immense finestre affacciate sulla densità dello skyline. Lei dipingeva New York e lei suonava prendendo ispirazione da quella stessa vista. Le sembrava di aver provato un po’ la stessa cosa e si sentì vicina a quell’artista sconosciuta, ma all’improvviso così vicina a lei.

(Tratto e riadattato da Fuga in arpa, Leila Brioschi)

13 DICEMBRE

Free Finland Winter photo and picture

Può sembrare una follia ma non vedo l’ora di farmi un bagno nell’acqua ghiacciata! ” In ogni stagione l’ effetto dell’acqua sul nostro corpo e sulla nostra mente è curativo ed è in grado di procurarci sensazioni diverse. Non è lo stesso piacere che provo quando ogni giorno d’estate senza esitare mi tuffo in acqua e nuoto a perdifiato. Non è neanche quello che provo durante i bagni autunnali, quando non mi tuffo più, ma entro in acqua piano piano dalla spiaggia e cerco di nuotare per qualche minuto prima che le estremità inizino a lanciare i primi segnali allarmanti di congelamento. Il contatto con l’acqua d’inverno è molto più rapido ma altrettanto intenso. È un altro tipo di appagamento che richiede però una certa preparazione mentale e una buona dose di forza di volontà poiché si tratta di superare i propri limiti. Ma è grazie al ricordo della sensazione piacevole provata durante i bagni di ghiaccio dell’anno passato che ogni inverno ritorno ad immergermi nelle acque gelate. Così eccomi di nuovo qua sul pontile innevato dove qualcuno ha avuto la gentilezza di fare un buco nella superficie scura del ghiaccio. Non devo riflettere a lungo mentre mi svesto in fretta e mi calo giù dalla scaletta appoggiando i piedi nudi sui pioli ghiacciati. Una volta in acqua, quello che provo inizialmente è un bruciore intenso e diffuso in tutto il corpo che mi toglie il fiato. A quel punto cerco di concentrarmi sulla respirazione e conto lentamente i miei respiri. Uno, due, tre… se arrivo a dieci è un vero successo. Quando esco dall’acqua, provo una sensazione di benessere, una scarica di energia. Avrei voglia di ritornare dentro, magari la prossima volta rimango un po’ più a lungo, mi dico. È davvero come si dice, “la sensazione dell’Himalaya per chi non è uno scalatore”. Il mio corpo ha un colore violaceo, eppure non ho freddo. Il sole brilla in cielo ma la temperatura dell’aria è gelida. Il vero piacere dei bagni di ghiaccio è di sapere che non dovrò aspettare fino alla prossima primavera per ritrovare il contatto con l’acqua. Bisogna imparare quindi ad apprezzarla in ogni sua forma. Ed ora posso finalmente bermi un tè caldo allo zenzero sotto le coperte.

14 DICEMBRE

Free Music Piece photo and picture

Prima di un concerto, si sentiva sempre un po’ nervosa sebbene fosse una musicista professionista e suonasse nell’orchestra della Scala ormai da molti anni. Affrontava ogni concerto come un esame, una prova personale. Ogni evento musicale era per lei fonte di grande emozione, si gustava ogni singolo istante prima, durante e dopo l’esibizione. Si sentiva vibrare di energia. Nel camerino, si era cambiata d’abito, indossava un vestito lungo fino al polpaccio rigorosamente nero e delle scarpe con un piccolo tacco anch’esse nere. Aveva legato i capelli in uno chignon molto basso, secondo la moda dell’epoca. Sul viso, uno strato leggero di cipria perlata e sugli occhi un tratto sottile di mascara. Intorno al collo, una lunga collana di perle bianche, il suo talismano. Ad ogni concerto sentiva  lo stesso formicolio in pancia che era sintomo di paura e allo stesso tempo di piacere, come quando da bambina arrivava il giorno del suo compleanno e sapeva che quel giorno l’aspettavano un sacco di piacevoli sorprese e che sarebbe stata al centro dell’attenzione. Bussarono alla porta del camerino, “Siamo pronti per entrare in sala!” Pochi istanti dopo uscì radiosa dirigendosi con passo deciso verso la buca d’orchestra insieme agli altri musicisti.

(Tratto e riadattato da Fuga in arpa, Leila Brioschi)

15 DICEMBRE

 “Chi vuole un pezzo di pane?” I bambini affamati si servirono in abbondanza del pane che il padre aveva tagliato a fette e disposto in un cestino in mezzo al tavolo. “Non lo sprecate, per favore!” Non sopportava gli sprechi alimentari. “Pensate a quelli che stamattina si sono svegliati all’alba per impastare queste deliziose pagnotte, mentre voi vi rigiravate sotto le coperte!” . Avendo lavorato per molti anni nelle cucine di alcuni ristoranti, era abituato ad assistere ogni giorno alla valanga di cibo che veniva gettato via e questo vergognoso sperpero lo aveva reso particolarmente sensibile al problema. Così per ogni alimento che avevano nel piatto, che fosse una verdura, un frutto o un cereale, era solito raccontare ai bambini la sua storia per sensibilizzarli. Quella sera i bambini gli chiesero di raccontargli di nuovo la storia del pane che era una delle loro preferite. Così iniziò a raccontare dall’epoca degli antichi Egizi e la loro galletta di farina d’orzo e le pagnotte di grano, per poi passare ai forni pubblici della Roma imperiale dove lavoravano molti schiavi finché con la caduta dell’Impero i signori iniziarono a possedere un mulino e un forno per fabbricare il pane in casa. Più tardi comparvero i primi fornai nelle città che ricevevano la farina e il grano dal cliente. “Dovete sapere bambini” continuò “che fino al Rinascimento i fornai italiani primeggiavano nell’arte della lavorazione del pane grazie alla varietà e alla raffinatezza del prodotto finale. Più tardi, però, tra il 1600 e il 1700, fu Vienna ad ottenerne il primato”. Intanto però, mentre lui raccontava con molta passione non si era accorto che, i bambini ne avevano approfittato per finire tutte le fette di pane nel cestino. “E come facciamo per la colazione di domani mattina che avete finito tutto il pane?” Disse il padre un po’ indispettito. “Potremmo farlo noi!” propose il più piccolo di loro con la bocca bianca di farina e le briciole di pane sparse sulla maglietta.“Bene, allora domani, tutti svegli all’alba,  come i fornai!”

 

                                      16 DICEMBRE

 

Il mio questionario

Padre, il mare

Madre, la luna.

Luogo di nascita, la spiaggia

Data di nascita, la luna piena

Religione, astrologia

Educazione, la vita di mare

Domicilio, in riva al mare

Mestiere, leggere le stelle e pescare ricci

Tempo libero, raccogliere conchiglie, tuffarsi, nuotare in alto mare, guardare i pesci sott’acqua

Segni particolari, pinne al posto dei piedi

Carattere, lunatico.

17 DICEMBRE


Biografia di un poeta mancato

 A nove anni riempie  quaderni dei suoi primi versi

A dieci, scopre i piacere dei tasti, dell’inchiostro sui fogli, la rapidità con cui le lettere si susseguono sulla carta,

A dodici anni, silenzio stampa, la scuola prende il sopravvento.

Otto anni di lavori forzati e la creatività finisce dietro le sbarre.

18 DICEMBRE

Ninfea, Fiore, Rugiada

All’interno della canna rossa, di Georgia O’Keeffe

Questo non è un quadro

 E’ un urlo, uno squarcio nella tela, 

L’artista  m’invita ad entrare nelle profondità più recondite di questa forma astratta,

Mi accompagna all’interno dove non sembra esserci una fine, ma anditi infiniti e oscuri,

 Forse è un fiore o uno strumento musicale o forse sono forme erotiche,

Pennellate dalle sfumature brillanti dal rosso al rosa danno forma ai petali del fiore, al profilo dello strumento, alle pieghe della pelle,

Sono forme voluttuose dai colori esotici che nascondono poteri ipnotizzanti 

 Rimango ad osservarlo ammaliata, 

Non riesco più a distaccarmene,

E’ come se scoprissi queste forme per la prima volta, le guardo con  occhi puerili

Poi mi sembra che giunga un suono, una sinfonia soave

Un profumo floreale si diffonde nell’aria,

Questo quadro mi riscalda, riporta la luce nella mia stanza, 

Il mio inverno è un urlo di gioia  come la canna rossa di Georgia O’Keeffe.

19 DICEMBRE

Generato Dall'Ai, Albero Di Natale

Parole da mangiare

E’ tempo di pensare a una ricetta natalizia

che venga a colorare le nostre feste,

a rallegrare le nostre tavolate,

a deliziare i nostri palati.

 Se il Natale ha il sapore di mare,

Niente di meglio se volete i vostri invitati conquistare

dei saporiti fagottini alla crema di salmone! 

Un piatto facile e saporito

che da tutti verrà gradito

e il cui successo sarà garantito,

Per cominciare non possono mancare gli ingredienti più gustosi

che non saranno per forza i più costosi

8 crepes fatte in casa 

300 g di salmone affumicato di prima qualità

250 g di morbida crescenza, 

una nevicata di parmigiano grattugiato,

 erba cipollina a sufficienza

e una spolverata di pepe sul finale.

Riempite ora le  vostre crepe col delizioso impasto

 uno stelo di erba cipollina chiuderà ogni fagotto

Disponete su ogni crespella un fiocco di burro. 

Infornate infine i vostri manicaretti

Dodici minuti a 180 gradi e l’incantesimo è compiuto

Mentre assaporate le vostre crespelle appena sfornate, 

noterete diffondersi nella sala un sospettoso silenzio

al quale seguirà ben presto un gran tripudio di complimenti.

Sentitevi liberi di provvedere ad inviare la suddetta ricetta

che ad allietare possa più palati al mondo

Buon Natale appetitoso a tutti i buongustai!

20 DICEMBRE

Sapone, Sapone Fatto In Casa

Una brocca di ceramica è piena d’acqua calda

l’acqua calda e il sapone attendono l’ora del bagno

Il bagno che la regina prenderà per la prima volta  quest’anno

Quest’anno la regina farà il bagno in occasione delle celebrazioni natalizie

le celebrazioni natalizie avranno luogo al castello

Il castello ospiterà i più illustri sovrani

I sovrani accorreranno numerosi da paesi lontani per assistere ai festeggiamenti 

I festeggiamenti inizieranno con la messa e il concerto d’organo nella cappella reale

la cappella reale in stile barocco sarà illuminata dalle luci di centinaia di candele

le candele assisteranno silenziose al concerto dei reali

I reali ordineranno di spegnere le luci delle candele alla fine del concerto

Il concerto finirà a mezzanotte e gli ospiti saliranno nelle loro stanze

le stanze degli ospiti avranno ciascuna una brocca di ceramica

la brocca di ceramica sarà piena d‘acqua calda

L’acqua calda che forse gli ospiti non useranno per il bagno

Il bagno che i reali non amavano fare se non una volta all‘anno

L’anno prossimo ci sarà un nuovo bagno con acqua e sapone

L’acqua e sapone che noi amiamo usare ogni giorno

Ogni giorno facciamo bolle di sapone nel bagno o sotto la doccia

la doccia che un tempo non c’era e che ha preso il posto della brocca di ceramica.

 

 21 DICEMBRE

Dolce, Piatto Dolce, A, Vortice

I fine settimana a casa di mia nonna sapevano di Poison di Dior e di arrosto con patate al forno. Alzandomi sulle punte dei piedi, suonavo al campanello con tutta la mia forza e quando lei veniva ad aprirmi, le saltavo al collo felice all’idea di passare due giorni da sola con lei. 

Mi metteva a disposizione ogni angolo della sua casa con affetto e bontà d’animo. Non mi annoiavo mai con lei, c’era sempre qualcosa da scoprire, da imparare. La televisione era quasi sempre accesa su uno spettacolo di pattinaggio artistico o su una partita di calcio, le sue due più grandi passioni. Se capitava che la sua squadra del cuore perdesse, rimaneva di cattivo umore per il resto del fine settimana. Poteva passare un’intera domenica pomeriggio a guardare le telecronache del dopo partita per cercare di capire dove avessero sbagliato e perché si fossero fatti fregare quel gol. La nonna era anche una cuoca infallibile. Nella sua cucinetta creava i piatti più succulenti e le torte più gustose della mia infanzia. La torta di latte era la mia preferita. Era una torta povera, a base di pane raffermo, latte, amaretti, cacao, uvette e pinoli. Molti in famiglia hanno poi cercato di tramandare la tradizione di quella che poi è diventata nel tempo “la torta della nonna”. Lei la rendeva ancora più golosa, servendola con una spruzzata di panna montata o un “fiiilino di panna liquida”, come le piaceva dire. Alla prima forchettata, l’intera tavolata esplodeva in complimenti e lodi davanti al dolce più amato in famiglia che è rimasto ancora oggi il piatto delle festività.  Anche quando faceva lo strudel però era una gran festa in tavola. Le torte fatte in casa erano il ritratto del suo carattere generoso, un’esplosione di ingredienti. Non riusciva a limitarsi alle dosi indicate nelle ricette, preferiva sempre abbondare, per paura che non bastasse o che il piatto non fosse abbastanza cremoso, dolce, burroso, appetitoso. Ci metteva insomma tutta la sua generosità! 

(Tratto da Fuga in arpa, Leila Brioschi)

22 DICEMBRE

Con lei passavo interi pomeriggi a parlare e a fantasticare. Per non interrompere il flusso delle nostre discussioni, la seguivo dappertutto in casa, da una stanza all’altra, mentre metteva in ordine, ripuliva, cucinava o si preparava per uscire.  Non mi ricordo di preciso di cosa parlassimo, ma le facevo una domanda dietro l’altra e lei aveva sempre una risposta pronta. Fino a quando arrivava il momento di andare a dormire e ancora sotto le coperte, ognuna nel suo letto, sistemati l’un accanto all’altro, le facevo mille domande e la sua voce mi cullava finché non mi addormentavo sognando che fosse già l’indomani per poter continuare la nostra conversazione infinita…

23 DICEMBRE

Quella domenica mattina, mentre lei come al solito sistemava in giro per casa, io me ne andavo all’avanscoperta, mettendo il naso dappertutto. Ero abituata a giocare da sola fin da piccola, mio fratello era troppo grande per prendermi in considerazione. Inventavo dei giochi, mi raccontavo delle storie, passavo le ore a disegnare o a scrivere poesie. Alla nonna piaceva che la casa risplendesse, così dedicava molto tempo alle pulizie, il pavimento di marmo doveva brillare. Entrando in casa, bisognava mettere delle pattine sotto le scarpe per non rovinarlo. Non si usava a quel tempo togliersi le scarpe e per qualche motivo non si è mai usato più di tanto in Italia, a differenza dei paesi nordici e asiatici dove avrei vissuto più tardi. Quella mattina insomma, mi divertivo a pattinare da una stanza all’altra con le pattine sotto i piedi, come se fossero stati veri pattini, finché a un certo punto, avendo preso troppa velocità mi ritrovai col sedere per terra davanti al suo letto. La nonna aveva lasciato il bordo del copriletto sollevato per poter passare più comodamente con la scopa sotto il letto. Ed è proprio così che mi si rivelò un vero tesoro. Era possibile che esistessero ancora degli angoli nascosti in quella casa, dei segreti da cui la nonna mi aveva tenuta all’oscuro fino ad allora? Che cosa ci faceva quella scatola di latta mezza arrugginita sotto il suo letto? Se l’aveva messa lì, forse voleva nasconderla, o forse aveva l’abitudine di aprirla quando andava a letto. Lei che era così ordinata, di certo non l’aveva dimenticata lì per sbaglio.

 

24 DICEMBRE

Non potendo resistere alla tentazione, dopo pochi istanti iniziali di esitazione, presi coraggio e allungai le mie piccole braccia sotto il letto per recuperare la scatola. Rimasi a fissarla per un po’, era una vecchia scatola di biscotti. Non avevo il coraggio di aprirla senza il suo consenso. Sentivo che conteneva qualcosa d’importante, di prezioso e di misterioso allo stesso tempo, dei soldi, forse una vita passata segreta, delle lettere o delle foto, forse di un amante.  Non volevo aprirla senza di lei, così mi precipitai da lei correndo, dimenticando le pattine e il gioco del pattinaggio. “Nonna, guarda cosa ho trovato sotto il tuo letto”, le dissi tutta emozionata ma anche timorosa della sua reazione. Lei invece con un sorriso mi abbracciò e disse: “Vieni, ti voglio raccontare una storia”…

BUON NATALE !!